lunedì 18 maggio 2015

Diarioterapia: La mia esperienza - 2/5


Lettere mai spedite.

Ho già affrontato, in una pagina addietro, la possibilità di scrivere lettere a qualcuno e poi non spedirle, non recapitarle. Un'azione a prima vista al di fuori dalla comune razionalità, certamente, ma rientrante nel campo dell'intelligenza emotiva (Goleman). Qualche domanda però è lecito che la razionalità ce la ponga. Che senso ha scrivere lettere per poi non spedirle? Cercherò di rispondere secondo la mia esperienza.
A volte ci si trova coinvolti in amori tanto grandi, e dentro il cuore, invece, ci sentiamo piccoli piccoli. Ecco, questo credo sia quel che successe a me. Questo sentire grande, spesso, risulta incontenibile dall'anima, specie se è un amore non vivibile; possono esserci diversità culturali tra i due amanti, distanze fisiche, situazioni sociali, familiari, che impediscono ai sentimenti di farsi avanti. Questa potrebbe essere una risposta all'ego che chiede spudoratamente: Perché? La scrittura diventa allora un mezzo per contenere l'incontenibile, il sentimento trabocca sul foglio, si tinge di blu, di nero e, in un certo qual modo, prende vita. Così l'anima stessa riprende vita e nel fluire in sillabe, parole, quell'amore inconfessabile, invivibile, impossibile, scorre via. Rigo dopo rigo. Pagina dopo pagina. Mentre il dolore di un amore negato compie i suoi cerchi nella scrittura, la scrittura stessa ci restituisce alla vita. L'amore per l'altro diventato dolore per l'Io si sublima in amore per il Sé, perché scrivere è prendersi cura del Sé. Quel Sé superiore e quel Sé delle nostre profondità. Per questo, inconsapevolmente, si scrivono lettere che non verranno mai spedite.
Sabato 3 dicembre 2011 h 20:30
Cara Elisabetta, (nome inventato)
non so se questa lettera ti giungerà per il semplice fatto che non so se avrò il coraggio di consegnartela. E' veramente con molta apprensione che mi accingo a scriverti, ma comunque sia, è una decisione presa ormai. Spero tu stia a tuo agio a che ti sei messa comoda perché ho molte cose da dirti. Cercherò di scrivere calmamente e lentamente così che la mia calligrafia risulti chiara e leggibile.
Desidero che tu sappia, innanzitutto, che sei la persona che più di qualunque altra è a conoscenza delle emozioni più intime e anche le più importanti che, da qualche tempo a questa parte, mi accompagnano in quello che è stato per me un periodo importantissimo della mia vita, a partire dalla primavera del 2010. Debbo sottolineare, però, che la mia malattia ha rappresentato in questo periodo, un segno. Un punto e a capo nella mia vita.
Tu più di ogni altra persona, sei stata capace di farmi aprire il mio cuore,e questo mi ha permesso d'incontrare, mentre mi raccontavo a te, le mie sofferenze e le mie gioie. Mentre scrivo mi sale una commozione, sento che i sentimenti e le emozioni mi confondono e si fondono anche e temo di esprimere concetti che nulla hanno a che vedere con la natura della nostra relazione, per me sacra e inviolabile. Non sto qui a scriverti per esprimere concetti o idee della mente, ma per realizzare un desiderio, una intuizione, che è quella di mostrarmi a te così come sono e al contempo di farti incontrare la parte più profonda di me, la mia anima, ciò che non si vede ma eppure ha una sua natura, la puoi ascoltare e con la quale ci si può relazionare.
A questo punto ho da esprimerti anche delle mie paure, una tra le tante è quella che questa lettera, questa confessione a cuore aperto, potrebbe spaventarti, allontanarti da me a farti allontanare, è possibile che una parte di te reagisca in questo modo. Perché no? Tale paura, la mia, non mi impedisce di continuare a scrivere, di cercare un dialogo cuore a cuore, perché comunque sento che abbiamo in comune qualcosa, ma questo è così sottile, così fragile.
Volendo immaginare questa parte che ci accomuna mi sembra di vedere un cristallo, pieno di luce, etereo. Ecco, di questo ne ho la certezza, più volte ho meditato per scoprire se fosse un'illusione della mente, se quel che sento per te nasce veramente dal mio cuore, più volte mi sono interrogato per scoprire quale parte avesse bisogno di te, quale mio bisogno avrebbe potuto essere appagato dalla tua persona. E ho scoperto che non ho bisogni da soddisfare, che i miei sentimenti non ti usano egoisticamente ma anzi ti elevano e si fondono in quel cristallo.
Come hai potuto ben constatare, un libro accompagna questa lettera, un libro scritto da un maestro a te caro e che adesso è caro anche a me, dopo averlo conosciuto. Trovare questo libro e portarlo dallo scaffale di una libreria a casa mia è stato come un rapimento d'amore, anche la prima lettura, poiché più volte l'ho riletto qua e là, fa come voler saziare una fame d'amore. Scoprire che altre persone sono capaci di scendere in profondità di una relazione d'amore, come solo pensiamo o possiamo cercare di comprendere su di noi, e di raccontarcela è molto appagante. Voglio dire che è bello ritrovare, nelle pagine di un libro scritto da un maestro, emozioni e sentimenti che ci appartengono e che già, per nostra esperienza, conosciamo. E' come se Thich Nhat Hanh, con i suoi racconti, esplorasse e analizzasse i miei vissuti.
Se qualcosa in questa lettera, l'avrò dimenticata, oppure omessa di scriverla, sappi che la troverai tra le righe di “Mente d'Amore”, perciò te ne faccio dono.
Qui, in questa lettera, ci sono le mie paure verso la donna. Innamorarsi e non dirlo all'amata, confessare la paura di perderla (l'amata) senza averla ancora conquistata adducendo (ad entrambi) anche la responsabilità di una probabile fuga, rassicurarla che quel che provo è un amore puro, senza bisogni, ecco, queste sono tutte paure. Potrei intitolare questa lettera, adesso, dopo 4 anni dall'averla scritta, Paura di amare, e il titolo non farebbe una grinza. Esiste nel testo un'ambivalenza, come un desiderio, che alla pari di un istinto, mi induce a parlare con Lei, da una parte, e un'impossibilità a non poterlo fare, dall'altra. La lettera stessa esiste, in questo caso, per via di questa impossibilità alla comunicazione e il pregio, il merito di cui si fregia questa lettera mai spedita, è che simula l'aver superato questo scoglio. Sappiamo bene che la mente non finge anche quando finge, e che fingere di fare è un modo per fare quel che non possiamo fare. Scrivendo questa lettera, compiendo questo piccolo esercizio di diarioterapia, ho comunicato con lei, scrivendo le ho parlato, scrivendo le ho detto quel che non avevo il coraggio di dirle, dando così realizzazione al mio desiderio e pace alle mie ansie d'amore. Il dono del libro è chiaramente una deflessione dall'impegnarsi ad un comportamento concreto, da adulto. Ti regalo un libro suggerendoti che quel che non ti ho detto potrai trovarlo tra quelle pagine. Perché? Avrei potuto scrivere ti regalo questo libro perché ti amo. A ben pensarci, rileggendo ora, queste due parole “ti amo” non le ho mai scritte, sottinteso si, ma mai mi sono dichiarato apertamente. Ti regalo questo libro per comunicare una passione comune e un autore (maestro) in comune? Un mezzo per rafforzare quel questo è così sottile, così fragile? Anche qui è sottintesa la fragilità e si fondono in quel cristallo. Un cristallo è qualcosa di puro, trasparente, senza ombre, ma fragile, facile a rompersi.

Del libro gliene feci dono, della lettera no.

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