lunedì 18 maggio 2015

Il Counseling e il Sé: La corrente esistenzialista 2/3


La corrente esistenzialista.

A ben vedere, questi “pensatori”, non erano poi tanto scollati dalla realtà, i loro studi e le loro riflessioni, proprio come una vera scoperta scientifica, si riversavano nella società, nella quotidianità degli individui, offrendo, con il loro pensiero, alternative di nuove e più proficue possibilità di sviluppo, agevolando i popoli a trovare nuove strade verso il benessere, non solo psicologico, ma anche sociale.
L'esistenzialismo che succede alla filosofia umanistica, senza chiaramente prenderne il posto, risulta essere un giusto anello di congiunzione e la naturale evoluzione del pensiero filosofico, che come si può ben immaginare, non è possibile scindere dal pensiero moderno della psicanalisi. Possiamo affermare, sembra ombra di dubbio, che la psicanalisi è figlia di quella zona franca della filosofia che si occupò (e si occupa) del fenomeno della mente, dei processi psichici e di tutto ciò che è riconducibile ad un epifenomeno. Per questo, tra i vari momenti storici fin qui dibattuti, tralasciando gli sviluppi dell'umanesimo che avevano preceduto Leibniz, e a cui erano giunti grandi come Giordano Bruno, Tommaso Campanella, e prima ancora Nicola Cusano e Copernico, l'esistenzialismo, nello sviluppo del pensiero psicologico, produce un maggiore ancoraggio alle tematiche che la psicologia e la psicanalisi moderna si trovano ad affrontare, alle soglie del XIX secolo, in Europa. L'esistenzialismo sottolinea, come in un immaginario caleidoscopio capace di mettere a fuoco tutte le esperienze che la conoscenza aveva prodotto fino a quel momento, la responsabilità individuale, la libertà di scelta e l'autenticità dell'esistenza. Il periodo che più risente dell'influenza di tale corrente filosofica è la cultura, la scienza e la società occidentale che vive a cavallo tra l'800 e il '900.
La parola esistere ha radici latine, existere, che significa “venire fuori” e il significato era accentrato sulla persona che esiste, esaltandone l'essere umano nell'atto di emergere. L'esistenzialismo si centra quindi sul processo del divenire dell'uomo. Il counseling si centra sul processo di trasformazione degli individui e la filosofia su cui si dibatte, in queste pagine, non è un vuoto a perdere, ma ha contribuito, come insisto a dimostrare passo passo, alla generazione del pensiero che alimenta il counseling inteso come risorsa per “aiutare” gli individui a realizzarsi nella loro vita. Pascal (1623-1662), considerato precursore remotissimo dell'esistenzialismo, mentre intorno a lui ci si occupava di questioni gnoseologiche, egli era tutto centrato su argomenti che riguardavano l'esistenza dell'uomo. Per questo Pascal rifiuta il rigoroso razionalismo cartesiano mettendo da parte la questione se Dio esiste o meno. Il punto, per Pascal, è il seguente: quale risvolto si verifica sulla vita dell'uomo il credere o il non credere in Dio? Questa domanda dimostra palesemente l'interesse di Pascal verso il comportamento umano, verso il flusso dei suoi pensieri e delle sue azioni. Anche sotto questo aspetto, il pensiero del filosofo Pascal, contiene una razionalità e un pragmatismo che addirittura supera il pensiero meccanicistico che imperava a quel tempo. Non fu da meno, infatti, quando, mettendo in pratica le sue conoscenze di matematica e di fisica, contemporaneamente ad Hobbes, inventa il primo calcolatore. L'occuparsi di come e su cosa avrebbe influito la fede, la religione, e guardando un po' più in là, quanto la visione che l'uomo detiene del suo mondo influisce sulla morale, sull'etica e sul comportamento è chiaramente un'attenzione rivolta al processo di formazione delle idee e, di conseguenza, alla sfera psicologica dell'uomo. Kierkgaard (1813-1855), parafrasando una ben consumata frase, passa dal pensiero (cosa succede all'uomo se crede o non crede in dio - Pascal) all'azione; egli affermava: la verità esiste per l'individuo, solo in quanto egli la traduce in azione. Così dicendo affermava l'importanza del valore dell'esperienza che un uomo fa dei fatti immutabili. Per K., l'esperienza non è un concetto astratto, ma un vissuto che poi ciascuno di noi integra nel proprio bagaglio personale, fatto di memorie, di concetti, di opinioni. Gli individui trascendono sempre il meccanismo (la dinamica dei fatti) secondo la loro personalità. La dimensione esistenziale dell’uomo è quella dell’aut-aut: siamo continuamente costretti a fare scelte, scelta come azione (per K.): scegliere la facoltà universitaria, medicina o lingue? ingegneria o giurisprudenza? e cosí via. Naturalmente la scelta di una possibilità implica che l’altra scelta è stata abbandonata: non è possibile scegliere contemporaneamente due possibilità. Il fatto apparentemente banale della scelta, inevitabile nella vita umana, per K. è generatore di angoscia. Per quale motivo? Perché ogni scelta, nonostante non ne siamo consapevoli, implica l’orizzonte della nostra finitezza, l’orizzonte della morte. Se avessimo una vita infinita, infatti, potremmo scegliere tutte le alternative, in successione una dopo l’altra: letterato, poi filosofo, poi giurista, poi medico, ecc., ma questo implicherebbe di avere davanti un tempo infinito; essendoci invece l’orizzonte della morte si è costretti a scegliere. L'essere condizionati a fare scelte, e inevitabilmente rinunce, è la filosofia esistenziale di K.: devo scegliere A e se ho scelto A devo aver rinunciato a B, se scelgo B devo rinunciare a C, e cosí via. Per tutta la vita siamo costretti a fare scelte, in quanto la dimensione esistenziale dell’uomo è quella della possibilità e della scelta. Il focus della teoria di K., che viene travasato nel pensiero del counseling, determinandone buona parte del “carattere” filosofico, è proprio l'aspetto esperienziale dell'esistenza a cui il pensatore dedica buona parte delle sue ricerche, così come la considerazione che le scelte (azioni) ci portano a compiere (esperire) altre scelte. Il counseling, integrando la teoria della conoscenza attraverso l'azione (consapevolezza del significato dell'esperienza) e concretizzandola in tecniche ad hoc (riformulazione rogersiana, gestalt, teoria dei giochi dell'analisi transazionale), ci porta a conoscere il mondo (interiore) facendo esperienza delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti, così da condurci a prendere quelle decisioni che, secondo noi (libertà di scelta), ci aiuteranno a conoscerci meglio e a vivere meglio.
La frase famosa di J.P.Sartre (1905-1980): Non è tanto importante ciò che gli altri fanno di me, ma ciò che io faccio di ciò che gli altri fanno di me, sintetizza il pensiero esistenzialista in tema di scelta. L'esistenza, come per Kierkgaard, precede l'essenza. La teoria di Hegel, che poneva l'essenza come principio universale dell'esistenza, viene tenuto a bada anche da Sartre, che come riprendendo il filo del discorso di K. sostiene che la scelta è quindi inevitabile e persino scegliere di non scegliere è una scelta. Anche nel pensiero sartriano l'angoscia occupa un posto chiave: l'angoscia è riconoscere l'inevitabilità della scelta individuale (condanna della scelta). Il counseling, riprendendo l'essenza di questo filosofo, porta il cliente a differenziare ciò che gli accade (i fatti dell'esistenza che gli tocca vivere: amare, gioire, soffrire, subire, agire...) da ciò che questi fatti rappresentano per il suo mondo interiore. Nel counseling si invita a spostare l'attenzione dagli eventi a ciò che gli eventi suscitano in noi. Si intravede, in questo pensiero di Sartre, già un primo abbozzo di quel concetto che sarà alla base della Teoria della Gestalt e che va sotto il nome di figura-sfondo.
Secondo Heidegger (1889-1976) l'uomo è colui che si pone il problema del suo stesso esserci. H. riduce a due le situazioni in cui l'uomo decide di esserci: la situazione emotiva e la comprensione. La situazione emotiva a cui fa riferimento H. è la paura come derivato dell'inautenticità, anche se l'autenticità porta con sé l'angoscia della morte, è anche vero che questo è un modo autentico di essere nel mondo. La comprensione si allaccia alla caratteristica principale dell'esserci: l'autoprogettazione cosciente del proprio futuro. Il circolo del pensiero di H. si chiude sintetizzando che l'uomo può scegliere di realizzarsi nell'autenticità o perdersi nell'inautenticità. Anche qui un riferimento al counseling, per continuare ad essere in tema, mi spinge a dichiarare che l'essere autentico è una delle qualità che un counselor deve necessariamente possedere. Carl Rogers spingerà molto il suo pensiero su questa strada fino a formulare il trittico delle tre A (specificità per un counselor): Autenticità, Accoglienza e Accettazione.

Riepilogando, i concetti centrali della filosofia umanistica-esistenziale di cui abbiamo discorso fin qui sono i seguenti: conoscenza attraverso l'azione, la volontà, l'impegno e la decisione, l'individualismo. Su questi concetti nasce e si diffonde la psicologia umanistica-esistenziale.



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